La lingua
Ultimo aggiornamento: 24 dicembre 2024, 10:19
La lingua che si parla a Mogoro appartiene alla variante Marmillese-Partemontese. È una varietà della lingua sarda che, pur contraddistinta da una serie di fenomeni fonetici caratteristici (nasalizzazioni vocaliche, labializzazione e dileguo delle laterali e metatesi consonantiche) presenta un lessico coincidente con gli altri cosiddetti dialetti rustici del Campidano. Questo lessico è conosciuto in modo abbastanza approfondito grazie al dizionario ottocentesco di Vincenzo Porru, su cui il maestro della linguistica sarda, Max Leopold Wagner, espresse giustamente un ottimo giudizio, definendolo uno dei migliori vocabolari che siano stati pubblicati su una parlata dialettale romanza. Eppure, come scrive il linguista Giulio Paulis, malgrado l’opera del Porru e le successive ricerche di vari linguisti tra cui primeggia il già citato Wagner, ma anche il poeta Faustino Onnis, non tutto quello che si dovrebbe sapere ancora si sa, come dimostra il fatto che a tutt’oggi nel leggere i componimenti dei poeti e scrittori campidanesi, è possibile imbattersi in espressioni idiomatiche e parole non riportate nei dizionari sinora pubblicati. E infatti gli studiosi si attengono alla lingua spontanea e rifugge dall’artificiosità a cui taluni, per malinteso senso della modernità, cedono in questi ultimi tempi, con l’unico risultato di rendere oscuro il contenuto del loro discorso.
La lingua parlata a Mogoro merita ulteriori attenzioni da chi in seguito vorrà proseguire l’azione meritoria di ricerca e studio delle sue caratteristiche e peculiarità.
Gli abitanti si distinguono facilmente dagli altri paesi dell’oristanese per alcune caratteristiche come il suono aperto della A e della E, ma anche la pronuncia della L come doppia. Tipiche della zona sono anche:
- La nasalizzazione della N intervocalica con la n che cade dando risonanza nasale alla vocale precedente: es. bei (beni) = beni;campaas (campanas) = campane, funtà (funtana) = fontana.
- Labializzazione della L intervocalica con la L che si legge B fricativa: abribi (abrili) = aprile; cabandi (calandi) = scendi; cibixia(cilixia) = brina.
- Dileguo della R nella desinenza degli infiniti della 2^ e 3^ coniugazione e conseguente contrazione delle due R: bessì (bessiri) = uscire; bocì (bociri) = uccidere; scrì (scriri) scrivere.
- Dileguo della R nei nessi consonantici RT, RC, RTZ: ascuta (ascurta) = ascolta; cicai (circai) = cercare; intzetai (intzertai) = azzeccare.
- Dileguo di L intervocalica: bètua (bertula) = bisaccia; ceu (celu) = cielo.
- Dileguo della R intervocalica: prexei (prexeri) = piacere